Come riconoscere dignità ad una persona? Solo a parole o nella relazione fugace di un incontro per
strada? In discorsi ufficiali da parte dei politici o in atti concreti, anche se piccoli che si possono
‘inventare’?
Qualche anno fa qui nella mia città di Cesena la nostra amministrazione comunale, anche a seguito
delle molte segnalazione di cittadini, preoccupati su presenze notturne all’addiaccio di ‘barboni’
nelle vicinanze delle loro abitazioni o in parchi cittadini ha promosso, con il coinvolgimento di
associazioni di volontariato e singoli cittadini sensibili, un progetto per visita periodica ai luoghi
segnalati per portare cibo e coperte, e volontà di creare dialogo con queste persone emarginate o
fragili.
Allora ero ancora al lavoro come Medico Legale della AUSL di Cesena nelle Commissioni per il
riconoscimento di Invalidità Civile. Molte volte mi era capitato, all’atto della preparazione del
fascicolo di seduta, di trovare scritto nel riportare i dati anagrafici “Residenza in via dei Senza Fissa
Dimora” a Cesena. Ero sempre stato sorpreso da questa dicitura, e ci restavo male. Mi pareva una
una ulteriore offesa ‘civile’ ad una situazione già precaria di vita in queste persone.
Nelle riunioni preliminari per presentare il progetto, a cui alcuni di noi del MASCI intendevano
aderire, io ho pensato di considerare anche questao aspetto: la concessione della residenza ‘fittizia’
a quelle persone.
Ho deciso allora di documentarmi riguardo alla concessione o riconoscimento di residenza e ho
approfondito le norme e le circolari in merito a tale tema. Ho scoperto che in altri Comuni d’Italia
all’obbligo di riconoscimento anche ai senza fissa dimora (SFD) di una residenza fittizia si erano
usati nomi diversi (via della solidarietà, via della poesia, via della casa comunale, ecc.). Ma perché,
mi sono chiesto, anche per Cesena non si può cambiare nome?
E, memore dell’adagio del grande filosofo tedesco Immanuel Kant ‘il cielo stellato sopra di me, la
legge morale dentro di me’, ho pensato di proporre ‘via del cielo stellato’. Ho pensato che questa
decisione, anche se piccola, potesse rappresentare un riconoscimento di uguaglianza e
considerazione verso le loro emarginazioni e fragilità.
Nel corso degli incontri ho trovato sensibilità da parte dell’Assessore ai Servizi sociali e
l’amministrazione ha poi deliberato per la concessione di residenza ai SFD con la dizione
‘Residenza: Via delle Stelle’, nome che ha poi trasferito all’intero progetto di assistenza ai senza
fissa dimora nelle strade della città.
Lancio questa proposta: se condividete questa attenzione ai SFD, potete farvi anche voi parte attiva
presso le vostre Amministrazioni comunali su questo tema.
Claudio Bissi