Vie Francigene di Sicilia
Nel medioevo esistevano in Europa tre grandi Cammini: il Cammino di Santiago, il Cammino di Gerusalemme e la Via Francigena . Con il tempo, questi itinerari sono stati in gran parte dimenticati. Negli anni ”70 in Spagna, grazie ad un movimento culturalereligioso, venne riscoperto il Cammino di Santiago, che adesso è diventato molto famoso e che dà un valido contributo economico alle zone che attraversa. Un analogo movimento è sorto da alcuni anni in Italia ed ha già portato alla fruibilità della Via Francigena classica, cioè quella segnata da Sigerico al ritorno a Canterbury da Roma, dove si era recato per ricevere l’investitura a vescovo e che in Italia va dal passo del San Bernardo a Roma. Anche in Sicilia esiste questo movimento, fatto da tanti gruppi e associazioni locali, il cui scopo è ridare vita, anche nell’ottica di un turismo sostenibile, a quelle vie, religiose, commerciali, culturali, genericamente definite francigene, che
univano i vari centri dell’isola e che erano percorse anche dai pellegrini che andavano a Roma o a Gerusalemme. Grazie a questo movimento, sono già state rese percorribili, con guide e segnali appropriati, la via Palermo-Messina per le montagne,, l’Itiinerarium Rosaliae da S. Stefano Quisquina a Monte Pellegrino, e la Magna Via Francigena, da Agrigento a Palermo, via Castronovo. Altri percorsi sono quasi pronti. Altri, come quello che attraversa il nostro comune, sono ancora in fase iniziale. Il percorso che attraversa il nostro territorio fa parte di quella che per gli antichi greci era la via selinuntina, che andava da Siracusa a Marsala, collegando le colonie del lato sud dell’isola. In seguito è stato chiamato via mazarese e poi è diventato in gran parte SS115. Di quel movimento fa parte anche il MASCI, attraverso le sue varie Comunità.
Maggio è il mese dei cammini francigeni e le comunità della regione Sicilia hanno deciso di organizzare un flash mob per camminare insieme lo stesso giorno ciascuna in un tratto del proprio territorio appuntamento per il 05 maggio 2019.
Noi della comunità di Ribera siamo andati alla scoperta della via francigena da Magone al Platani, e abbiamo scelto di approfittare di questa occasione anche per fare conoscere il nostro pensiero su quelli che vengono definiti Nuovi Stili di Vita, che poi nuovi non sono per niente, poiché si tratta di fare, in buona parte, quello che facevano i nostri padri e i nostri nonni, cioè uno stile di vita basato su sobrietà, assenza di sprechi, rispetto per l’ambiente, cercando di non fare al nostro pianeta più danni di quelli che abbiamo già fatto, poiché non dobbiamo dimenticare che questo pianeta non lo abbiamo ricevuto in eredità dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli.
Il nostro è un invito alla sobrietà felice «Io mi chiedo se è vero che vogliamo stare meglio, quando quotidianamente facciamo di tutto per stare peggio. Cioè, facciamo una cosa sola: obbediamo ciecamente al mercato, al furore tecnico-economico che domina il mondo.
Lavoriamo di più, più in fretta, più ansiosamente. Per che cosa? Già chiederselo è un miracolo, perché non c’è più tempo per chiederselo».
(Alex Langer).
E’ necessario tracciare una strada dal punto in cui è arrivato questo mondo, al punto in cui dobbiamo condurlo nel giro di una generazione perché ci sia ancora bellezza, gioia e giustizia.
È necessario cambiare la nostra vita in modo che anche la vita sulla terra possa, lentamente, rigenerarsi.
Un reale cambiamento è possibile soltanto con l’impegno di tutti e che ciascuno dovrebbe mettere in discussione il proprio stile di vita. L’espressione “stile di vita” è frequentemente utilizzata per riferirsi a ciò che caratterizza il modo di vivere permanente della persona. Non si improvvisa, non è fatto di episodi. È lo specchio visibile dell’etica
dei comportamenti. In effetti nella sobrietà si manifesta tutta la “premura per l’altro” partendo appunto da un “io” consapevolmente sobrio, un “io” che in questo modo si impegna a “condividere” e a rifiutare l’ebbrezza dei consumi, dell’accumulo e del possesso. La sobrietà è una virtù sociale che attende ancora di essere esplorata in tutte le sue potenzialità di trasformazione. Occorre partire dal basso, dalla partecipazione delle
persone alla vita comune, dalle scelte dei gruppi familiari e muoversi progressivamente con uno stile di gesti e comportamenti nuovi, alternativi, ponendosi obiettivi di trasformazione che siano sempre più umani.
Una barca sul mare mi suggerisce di dirti amichevolmente: “Tu non puoi fare la traversata stando a guardare l’acqua del mare. Sali, quindi, sulla barca. Togli l’ancora che ti blocca la partenza. Spiega le vele e attendi il vento che le gonfi. Per navigare. E, se non c’è il vento, tu incomincia a remare!”
“Fare strada” insieme insegna a conoscersi e a conoscere gli altri che camminano con noi, a capire limiti e potenzialità, a ridurre all’essenziale le necessità materiali, a godere delle bellezze della natura e delle relazioni, a porsi delle sfide e a vincerle, ad essere perseveranti, sostenuti dal contatto umano.
Possiamo fare a meno di tanti beni materiali che la società consumistica ci impone.
La natura che ci circonda è creazione come noi. In ogni “cosa”riconosciamo l’impronta del Creatore, e nei nostri simili la sua stessa immagine. Da qui l’esigenza di un rapporto responsabile e rispettoso con la creazione e l’impegno a contribuire concretamente per eliminare gli sprechi di una società che tende sempre più a scartare beni ancora utilizzabili. Facciamo strada, dentro e fuori di noi, per capire come contribuire alla realizzazione del bene comune. Informazione, confronto e riflessione: i nostri primi passi.
La Comunità MASCI Ribera 1

